Scritto Nikola Vrancic (Kolja)
STORIA
Grobnik era dedito all’allevamento di bestiame fin dall’inizio della civilizzazione di questo territorio.
Grazie all’allevamento di bestiame, in particolare di ovini e bovini, e grazie all’agricoltura e alla silvicoltura i nostri antenati si sono diffuse e sono sopravvissuti nei secoli. La struttura del terreno, e il clima mite, hanno contribuito in particolar modo allo sviluppo dell’allevamento di pecore. La natura qui offriva pascoli sia di bassa montagna che di alta montagna, e questo permetteva ai nostri “vecchi” di mandare agli inizi primavera le loro bestie a pascolare in montagna. Il bestiame restava in montagna fino al tardo autunno. Per proteggerli dagli animali selvaggi, che durante l’inverno spesso giungevano fino in paese, i padroni piú benestanti, affittavano dei sorveglianti, che controllavano i pascoli, e che facevano baccano per allontanare animali selvaggi. Stando ai racconti degli abitani del paese piú vecchi, spesso si usavano campane, sonagli e altri attrezzi. Si vestivano con pelle di pecora, sulla testa indossavano la “Crabuia”(fatta di ossa di toro), e pitturavano il viso di nero con la fuliggine. Anche se il loro aspetto era abbastanza spaventoso, per compiere il loro lavoro era necessario il suono di queste campane (dondoli). Per questo motivo li chiamavano “Dondolaši”. Dato che avevano parecchio lavoro soprattutto in primavera, che è periodo di carnevale e maschere, non di rado visitavano così conciati, il paese.
Con lo sviluppo, e con l’industrializzazione, la pastorizia pian piano si modernizza e cambia, però la tradizione del “dondolare” resta, in particolare nel periodo di carnevale.
LEGGENDA
Nel 1242, durante l’avanzamento dei Tatari guidati da Bučuk Batukan, nipote del glorioso Gingiscan, nel campo di Grobnik si è tenuta la battaglia decisiva, che avrebbe assicurato ai croati di rimanere in questi territori. La leggenda, dice che nei momenti decisivi di quel cruente duello, alla battagliata croata sono soccorsi in aiuto i coraggiosi allevatori. Portando in testa maschere spaventose e sulla schiena grandi campane, sono riusciti a far scappare dalla paura i crudeli conquistatori, e così assicurarono la grande ed importante vittoria.
COREOGRAFIA
Oggi i “dondolatori” camminano in coppia, per ricordare, metaforicamente, che nella vita devi sempre avere un amico sul quale puoi contare. Nella sfilata durante il carnevale seguono la bandiera, che di solito è portata da uno dei più vecchi membri del gruppo. Un “sistematore” sta attento alla formazione e all’ordine. A seconda dei bisogni può avere uno o piú aiutanti. I “dondolatori” sono tenuti ad ascoltarli senza obiezioni. Tutte le volte che si fermano i “dondolatori” formano un cerchio, e si muovono in senso antiorario, per simbolizzare il ritorno alle vecchie origini, ai tempi passati. Il cerchio che formano è una naturale formazione di difesa nei pascoli. Dal centro spunta la bandiera che rappresenta la tradizione del popolo croato, della famiglia, della casa, e del paese. Con un dondolamento in cerchio tutti insieme, evidenziano un movimento sincronizzato, che rappresenta un propendere ad una vita sicura e armoniosa, e le loro mani in alto significano potere e voglia di difendere i valori loro dati.
Infine il cerchio si apre, si tolgono le maschere per far vedere i loro visi scuri, e per brindare in nome dei loro compaesani.
Dopo tutto ciò i dondolatori tornano alla formazione iniziale e continuano il loro “viaggio” fino alla fermata successiva